Cosa succede se non paghi una cartella esattoriale?

Cosa succede se non paghi una cartella esattoriale?

Le conseguenze del mancato pagamento di una cartella esattoriale

Cosa succede se non paghi una cartella esattoriale?

Molti italiani si domandano quali siano le conseguenze del mancato pagamento di una cartella esattoriale, con il timore di un pignoramento, specialmente della propria abitazione, che disturba il sonno di numerosi contribuenti. Tuttavia, è importante essere consapevoli che la legge impone diverse restrizioni agli strumenti che l’Agente per la Riscossione può utilizzare per recuperare i crediti.

Ricevere una cartella esattoriale non implica immediatamente che si stia per subire un pignoramento dello stipendio o l’esproprio della casa. Sebbene la cartella esattoriale rappresenti un avviso significativo da non sottovalutare, nella maggior parte dei casi, trascorrono numerosi mesi, se non addirittura anni, tra la sua notifica e l'avvio delle azioni esecutive. Durante questo intervallo di tempo, possono verificarsi eventi che potrebbero determinare la decadenza del debito, come sanatorie e prescrizioni. Esaminiamo dunque cosa accade se non si paga una cartella esattoriale, analizzando le conseguenze per il contribuente che decide di non fare ricorso e, contemporaneamente, di non adempiere alla richiesta dell’esattore. Procediamo con ordine.

 

Definizione di cartella esattoriale

 

La cartella esattoriale è molto più di un semplice sollecito di pagamento, come potrebbe essere una diffida o una messa in mora inviata da un avvocato. Si tratta di un titolo esecutivo, un documento ufficiale che, al pari di una sentenza del giudice, di una cambiale o di un assegno protestato, attesta l'esistenza di un debito e conferisce al creditore il diritto di procedere con l'esecuzione forzata per recuperare le somme dovute.

Una volta notificata la cartella esattoriale, l'Esattore non necessita di intentare una causa contro il contribuente per poter pignorare i suoi beni; può procedere direttamente senza l'intervento del giudice, grazie all'emissione della cartella stessa. In pratica, la cartella esattoriale funziona come una sentenza di condanna.

È importante notare che le cartelle esattoriali stanno progressivamente scomparendo, specialmente per quanto riguarda le imposte riscosse dall'Agenzia delle Entrate. Al loro posto, il contribuente riceve un avviso di presa in carico, che preannuncia l'avvenuta delega alla riscossione. Per maggiori dettagli su come contestare un avviso di presa in carico, si può fare riferimento a specifiche guide.

Inoltre, una recente riforma prevede la possibilità di annullare automaticamente le cartelle esattoriali dopo cinque anni, se l'Agente per la Riscossione ritiene inutili ulteriori tentativi di pignoramento, come nel caso di debitori insolventi o aziende fallite.

 

Ci si può opporre? 

 

Nonostante la cartella esattoriale sia un titolo esecutivo emesso senza il contraddittorio del debitore, quest'ultimo ha comunque il diritto di opporsi. La cartella esattoriale potrebbe contenere errori o vizi che la rendono invalida, e in questi casi, il contribuente può sempre presentare un'impugnazione.

L'opposizione deve essere presentata entro termini specifici, che variano a seconda della natura del debito:

  • Entro 30 giorni: se la cartella riguarda il mancato pagamento di multe stradali. In questo caso, il ricorso va presentato al  Giudice di Pace.

  • Entro 60 giorni: se la cartella riguarda il mancato pagamento di imposte e tributi. Il ricorso in questo caso deve essere presentato alla Corte di giustizia tributaria di primo grado (precedentemente conosciuta come Commissione Tributaria).

  • Entro 40 giorni: se la cartella riguarda il mancato pagamento di contributi previdenziali dovuti all'Inps o assistenziali dovuti all'Inail. In questo scenario, il ricorso deve essere presentato al Tribunale ordinario, sezione lavoro e previdenza.

Conoscere i propri diritti e le tempistiche per presentare opposizione è fondamentale per evitare conseguenze gravi e potenzialmente irreversibili.

 

Cosa succede dopo la notifica?

 

La cartella esattoriale non è soltanto un "titolo esecutivo", ma anche un atto di precetto. Nel procedimento ordinario di esecuzione forzata, l'atto di precetto rappresenta l'ultimo avviso di pagamento prima del pignoramento. In un normale processo, il creditore deve notificare alla parte soccombente la sentenza e, successivamente, inviargli anche l'atto di precetto. Tuttavia, questo passaggio non è necessario quando il credito si basa su una cartella esattoriale.

In termini semplici, dopo aver ricevuto la cartella esattoriale, non riceverai ulteriori avvisi prima che l'Esattore possa avviare le azioni di recupero del credito. Questo significa che, una volta notificata la cartella, l'Esattore può procedere direttamente con il pignoramento dei beni senza ulteriori comunicazioni.

 

Le conseguenze

 

È importante comprendere le conseguenze del mancato pagamento di una cartella esattoriale. L'ente creditore (come l'Agenzia delle Entrate, l'Inps, il Comune, la Regione, ecc.) non agirà direttamente nei tuoi confronti. Invece, sarà l'Agente per la Riscossione esattoriale, colui che ha notificato la cartella e che ha ricevuto dall'amministrazione la delega a riscuotere le somme in questione, a intervenire. Per i crediti erariali, si tratta dell'Agenzia Entrate Riscossione, mentre per i crediti degli enti locali, sono coinvolte società private con apposite convenzioni.

Prima di tutto, è rassicurante sapere che non si rischia il carcere per il mancato pagamento dei debiti, comprese le cartelle esattoriali. La responsabilità è di natura civile. Quali azioni può quindi intraprendere l'Esattore nei confronti dei debitori morosi? Ci sono due possibili conseguenze principali: le azioni cautelari e le azioni esecutive.

 

Le azioni cautelari dell’esattore

 

Le azioni cautelari sono misure preventive per evitare che il debitore disperda o danneggi il proprio patrimonio, rendendo poi impossibile il pignoramento dei suoi beni. Le principali azioni cautelari che l'Esattore può disporre sono:

1. Fermo Amministrativo dell'Auto: 

   Questa misura impedisce al debitore di utilizzare il veicolo, con una sanzione economica amministrativa che varia tra 1.988 e 7.593 euro, e in alcuni casi, anche se raramente, la confisca del mezzo. Il fermo amministrativo serve a evitare il deprezzamento del veicolo, rendendolo disponibile per un possibile pignoramento e vendita all'asta. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, il fermo resta finché il debito non viene pagato, poiché il pignoramento dell'auto è una procedura costosa e spesso inefficace.

2. Ipoteca su Immobili:

   L'ipoteca è possibile solo se il debito supera 20.000 euro. Se si eccede questa soglia, per evitare l'ipoteca, si può pagare la differenza fino a ridurre il debito al di sotto di tale limite (ad esempio, chi ha un debito di 25.000 euro può versarne 5.100 per evitare l'ipoteca). L'ipoteca può essere applicata anche sulla prima e unica casa del contribuente e dura per 20 anni, salvo rinnovo. L'ipoteca non costituisce un pignoramento, ma permette il pignoramento del bene anche se viene venduto o donato a terzi. Pertanto, chi acquista un immobile ipotecato eredita anche l'ipoteca.

Conoscere queste misure è fondamentale per comprendere le reali conseguenze del mancato pagamento di una cartella esattoriale e per adottare le necessarie precauzioni.

 

Le azioni esecutive dell’esattore

 

La seconda conseguenza del mancato pagamento di una cartella esattoriale è il pignoramento dei beni. L'Esattore ha la facoltà di scegliere quali beni del debitore pignorare. Il pignoramento di beni personali e finanziari è regolato da specifiche normative che variano a seconda del tipo di bene. Esaminiamo le principali tipologie di beni pignorabili singolarmente.

  1. Pignoramento di Beni Immobili:

   L’ipoteca e il pignoramento degli immobili, esclusa la prima casa, sono le azioni esecutive più comuni. Se il debito supera una certa soglia, l'Esattore può iscrivere ipoteca sugli immobili e successivamente procedere al pignoramento e alla vendita all’asta.

  1. Pignoramento di Conti Correnti:

   L'Esattore può bloccare i conti correnti del debitore, prelevando le somme necessarie fino a soddisfare il credito. Questa procedura può essere rapida e immediata, portando spesso a una risoluzione del debito attraverso il prelievo diretto delle somme disponibili.

  1. Pignoramento dello Stipendio:

   Una parte dello stipendio del debitore può essere trattenuta direttamente dal datore di lavoro e versata all'Esattore fino a quando il debito non viene estinto. La legge prevede limiti precisi su quanto può essere pignorato, per garantire che il debitore mantenga una quota minima sufficiente per vivere.

  1. Pignoramento della Pensione:

   Anche una parte della pensione può essere pignorata, rispettando però delle soglie minime che garantiscono al debitore un reddito sufficiente per la sopravvivenza.

  1. Pignoramento di Crediti verso Terzi:

   L'Esattore può pignorare i crediti che il debitore ha nei confronti di terzi, come fatture non pagate o canoni di locazione. In questo modo, il pagamento che il debitore deve ricevere da terzi viene invece indirizzato all'Esattore.

Queste azioni esecutive sono misure drastiche, ma necessarie per garantire il recupero dei crediti da parte dell'Esattore. Conoscere i propri diritti e le modalità di pignoramento è essenziale per affrontare eventuali situazioni di inadempimento.

 

Saldo e stralcio con rinuncia agli atti:
una soluzione che azzera il debito

Se ti trovi in una delle situazioni appena citate e rischi di perdere la tua casa, hai buone possibilità di evitare che venga messa all’asta perdendo gran parte del suo valore. La tua banca sarà probabilmente ben disposta ad aprire una trattativa con degli investitori interessati ad acquistare il tuo credito e a rivederne le condizioni, permettendo anche a te di risollevare la tua situazione economica. 

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