Nuovo taglio dei tassi BCE: previsioni su Mutui, Pil e Inflazione

Nuovo taglio dei tassi BCE: previsioni su Mutui, Pil e Inflazione

Analisi approfondita delle decisioni di Francoforte per l'economia europea

Nuovo taglio dei tassi BCE: previsioni su Mutui, Pil e Inflazione

Giovedì 12 settembre, da Francoforte è arrivato un nuovo intervento della Banca Centrale Europea, il secondo dell'anno dopo quello di giugno. Il tasso sui depositi è stato ridotto dal 3,75% al 3,50%, mentre quello sui rifinanziamenti principali è sceso dal 4,25% al 3,65%, frutto di un aggiustamento tecnico legato al rinnovato quadro operativo dell'istituto. Anche il tasso sui prestiti marginali è calato dal 4,50% al 3,90%. Questi tagli sono stati effettuati non solo per mantenere sotto controllo le pressioni inflazionistiche, ma anche per adeguarsi alle mutate condizioni economiche.

Mentre le stime sull'aumento dei prezzi sono rimaste invariate, la Banca Centrale ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica. Questo aggiustamento rispecchia un contesto europeo in cui la ripresa fatica a decollare, nonostante i segnali di stabilizzazione dell'inflazione. Le condizioni di finanziamento, tuttavia, restano restrittive, segno che la politica monetaria della BCE, pur flessibile, continuerà a puntare alla prudenza, evitando misure troppo aggressive che potrebbero destabilizzare ulteriormente la ripresa economica.

 

Le previsioni sull’inflazione per il 2024

 

La Banca Centrale Europea ha ribadito le sue previsioni sull’inflazione per l’area euro, mantenendo invariata la stima per il 2024 al 2,5%, come già indicato a giugno. Anche le previsioni per gli anni successivi restano stabili: 2,2% nel 2025 e 1,9% nel 2026. Secondo il comunicato della BCE, l'inflazione è destinata a registrare una leggera risalita verso la fine dell'anno, in parte a causa dell’esaurirsi dell’effetto calcolato sui precedenti ribassi dei prezzi dell'energia. Tuttavia, ci si attende un ritorno verso l’obiettivo fissato nella seconda metà del 2024.

Il recente taglio dei tassi si inserisce in questo contesto di stabilità, con l'inflazione che sembra seguire il percorso delineato a giugno. Le proiezioni aggiornate a settembre confermano una media annuale del 2,5% per quest'anno, un calo al 2,2% nel 2025 e un ulteriore rallentamento all'1,9% nel 2026. Anche l’inflazione di fondo (core inflation), un indicatore chiave per misurare le pressioni inflazionistiche al netto di componenti volatili come energia e cibo, è destinata a scendere: dal 2,9% nel 2024, al 2,3% nel 2025, fino al 2% nel 2026.

Durante la conferenza stampa, la presidente Christine Lagarde ha sottolineato che, sebbene l’inflazione possa risultare particolarmente bassa a settembre a causa di fattori tecnici (effetti base), ciò non influenzerà in maniera significativa le future scelte di politica monetaria. La BCE rimane attenta, tuttavia, all'inflazione interna, che continua a mostrarsi persistente, in gran parte a causa della crescita sostenuta dei salari. Nonostante le pressioni legate al costo del lavoro si stiano moderando, i profitti delle imprese stanno parzialmente assorbendo l’impatto di questi aumenti salariali sull’inflazione complessiva.

Le proiezioni sul Pil dell'area euro per i prossimi anni sono state riviste leggermente al ribasso rispetto a quanto previsto a giugno. La crescita economica è ora stimata allo 0,8% nel 2024, con un modesto miglioramento all'1,3% nel 2025 e all'1,5% nel 2026. Il rallentamento è dovuto principalmente a un contributo inferiore da parte della domanda interna, che si prevede debole nei prossimi trimestri. La BCE ha inoltre evidenziato come le condizioni di finanziamento rimangano restrittive, un fattore che, insieme alla debolezza dei consumi privati e degli investimenti, continuerà a frenare l'attività economica nel breve termine.

 

Un approccio guidato dai dati
 

Il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di ridurre di 25 punti base il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale, che funge da principale strumento per orientare la politica monetaria. Tale decisione è stata presa alla luce delle nuove valutazioni sulle prospettive inflazionistiche, sull'andamento dell'inflazione di fondo e sulla trasmissione delle misure di politica monetaria all'economia reale. La BCE ha ritenuto opportuno proseguire con un ulteriore passo verso l’allentamento delle condizioni monetarie, pur mantenendo un grado di prudenza. I dati recenti sull'inflazione si sono mostrati in linea con le aspettative, confermando le precedenti previsioni formulate dagli esperti della BCE.

Per quanto riguarda il futuro, il Consiglio direttivo ha ribadito che continuerà a seguire un approccio basato sui dati, valutando le nuove informazioni economiche e finanziarie in ogni riunione prima di prendere decisioni sui tassi di interesse. Questa strategia flessibile eviterà un percorso predefinito per la riduzione dei tassi, consentendo alla BCE di adattarsi in modo dinamico alle mutevoli condizioni economiche. È stato inoltre ricordato che, a seguito della modifica del quadro operativo avvenuta a marzo, il differenziale tra il tasso di interesse delle operazioni di rifinanziamento principali e quello sui depositi rimane fissato a 15 punti base, mentre il divario tra il tasso sui rifinanziamenti marginali e quello delle operazioni principali resta invariato a 25 punti base.

 

Rischi al ribasso per la crescita dell'area euro

 

La presidente della BCE, Christine Lagarde, ha evidenziato che i rischi per la crescita dell'area euro sono prevalentemente orientati al ribasso. Tra i fattori che potrebbero pesare sul futuro economico europeo, Lagarde ha menzionato la debolezza della domanda interna e l'escalation delle tensioni commerciali globali, entrambi elementi che rischiano di frenare ulteriormente l'espansione economica. Un aggravarsi del conflitto in Ucraina, innescato dalla Russia, potrebbe inoltre influenzare negativamente il clima di fiducia sia delle imprese che delle famiglie, con conseguenze dirette sugli investimenti e sui consumi.

Le previsioni della BCE includono già un rallentamento dell'economia tedesca, come anticipato dalla Bundesbank e condiviso all'interno dell'Eurosistema. Tuttavia, Lagarde ha spiegato che un calo dell'inflazione più rapido del previsto potrebbe migliorare le prospettive di crescita. D'altro canto, un incremento maggiore del previsto delle retribuzioni contrattuali e dei profitti aziendali potrebbe comportare una pressione inflazionistica superiore alle attese.

Riguardo l’effetto del recente taglio dei tassi d’interesse, Lagarde ha chiarito che esiste sempre un ritardo temporale tra la decisione di politica monetaria e il suo impatto sull’economia reale. Attualmente, l'economia sta ancora risentendo degli effetti della stretta monetaria avviata due anni fa, e anche se l’impatto massimo sul Pil è stato raggiunto, continuerà a persistere un effetto di rallentamento sull’economia.

 

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Saldo e stralcio con rinuncia agli atti

 

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