In questo periodo stiamo seguendo da vicino i risvolti della crisi da Coronavirus: abbiamo già parlato di futuro del mercato immobiliare, di impatto economico e delle misure messe in atto dal nostro Governo per cercare di salvare famiglie e imprese.
Sempre in quest’ottica, abbiamo deciso di dedicare il nostro post di oggi alla facilitazione dell’accesso al credito prevista dal nuovo Decreto liquidità. Come forse già sai, si tratta di un provvedimento rivolto alle imprese, nell’intento di sostenerle in questo periodo difficile. D’altra parte, non possiamo ignorare il rischio che molte aziende arrivino a indebitarsi eccessivamente e non riescano più a far quadrare i conti.
Uno degli obiettivi di questo post è quello di renderti consapevole di questa rischiosa eventualità. Ma parleremo anche di cosa prevede il Decreto e di come si deve agire per ottenere un prestito agevolato.
Il Decreto liquidità è stato approvato dal Consiglio dei Ministri nelle scorse settimane ed è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale l’8 aprile 2020.
Il provvedimento più importante adottato con questo Decreto è senza ombra di dubbio quello che prevede un accesso al credito facilitato per le imprese. Il Governo si è infatti impegnato a stanziare complessivamente 400 miliardi di euro, di cui 200 saranno destinati alle aziende che operano nel nostro mercato interno e gli altri 200 andranno invece a sostegno del settore dell’export.
Si tratta di cifre importanti, anche se non dobbiamo dimenticare che saranno utilizzate al fine di garantire dei prestiti che verranno erogati dalle banche. In altre parole, le imprese non riceveranno questi soldi a fondo perso, ma potranno ottenere del denaro in prestito in modo più semplice e veloce rispetto al solito. E queste agevolazioni sono rese possibili proprio grazie al fatto che i crediti saranno garantiti dallo Stato italiano nella misura di 400 miliardi complessivi.
Per essere precisi, la garanzia verrà prestata dalla SACE (Sezione speciale per l’Assicurazione del Credito all’esportazione), una società per azioni interamente controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e che normalmente si occupa di supportare le aziende italiane che operano sui mercati internazionali.
Per poter accedere ai prestiti previsti dal Decreto liquidità, le imprese devono rivolgersi a un istituto bancario, che provvederà poi a trasmettere la richiesta alla Sace tramite un portale web appositamente concepito.
A seconda dei casi, la garanzia statale può arrivare a coprire tra il 70% e il 100% dei prestiti concessi a ciascuna impresa:
La durata massima di questi prestiti è stata fissata a sei anni, perciò le imprese che ne hanno fatto richiesta dovranno essere in grado di rimborsarli in questo arco di tempo. Le richieste dovranno essere inoltrate entro il 31 dicembre 2020, mentre il tasso di interesse è stato fissato per legge sotto la soglia del 2%.
Come abbiamo accennato nel paragrafo precedente, per poter accedere a questi prestiti le imprese dovranno comunque sottoporsi a un’analisi parziale del merito di credito, ad eccezione di quelli che non superano la soglia dei 25.000 euro.
Alle imprese verrà risparmiata la valutazione andamentale (che sostanzialmente tiene conto dello stato di solvibilità attuale, dei prestiti già in corso e della capacità di fare fronte al pagamento regolare delle rate di rimborso) ma non quella fondamentale, che riguarda principalmente l’analisi di bilancio, della struttura aziendale e del settore in cui l’azienda opera.
Nello specifico, ecco le due condizioni principali da soddisfare:
Da queste condizioni emerge chiaramente l’intenzione del Governo: riservare l’accesso al credito facilitato a quelle imprese che si sono trovate in difficoltà in seguito all’emergenza Coronavirus, escludendo quelle che invece navigavano in cattive acque già prima della crisi.
I principali parametri presi in considerazione per stabilire l’ammontare della copertura statale in percentuale sono invece il fatturato e i costi del personale del 2019. In merito a questo aspetto, l’intenzione sembra essere quella di favorire le piccole e medie imprese, che dovrebbero beneficiare di una copertura più ampia.
Ora che abbiamo passato in rassegna gli aspetti principali del Decreto liquidità, è giunto il momento di parlarti dei rischi a cui potrebbero andare incontro le imprese che decideranno di beneficiarne.
Abbiamo visto che questi 400 miliardi non saranno elargiti a fondo perso, ma che serviranno invece a garantire dei prestiti. Prestiti che le imprese dovranno poi impegnarsi a restituire entro sei anni con gli interessi, anche se i tassi saranno presumibilmente contenuti. Attualmente, non sappiamo ancora per quanto tempo dovremo convivere con gli strascichi della crisi da Coronavirus, ma in ogni caso un orizzonte temporale di sei anni potrebbe rivelarsi troppo breve e molte aziende potrebbero non riuscire a rimborsare completamente il credito che gli è stato concesso.
Ma c’è anche un altro aspetto importante da considerare: se un’impresa non dovesse riuscire a rimborsare il credito, la garanzia statale entrerebbe in gioco soltanto al termine della procedura esecutiva avviata nei suoi confronti. In altre parole, la banca che ha concesso il prestito dovrà dapprima agire nei confronti dell’azienda debitrice e, solo qualora ciò dovesse non bastare per recuperare interamente il credito, a quel punto interverrebbe lo Stato.
In definitiva, se un’azienda non dovesse riuscire a rimborsare il credito entro i termini pattuiti, rischierebbe di andare incontro all’eventualità del fallimento. Ne possiamo dedurre che la garanzia dello Stato possa essere senz’altro utile per spingere le banche a erogare prestiti con maggiore flessibilità. D’altra parte, saranno sempre le banche a beneficiare concretamente di questa garanzia e non tanto le imprese.
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