La storia di Sergio Bramini è solo l’ultima che va ad aggiungersi ad una lunga serie di drammatiche situazioni in cui un onesto lavoratore, dopo un’intera vita di sacrifici, rischia di perdere a causa di un debito di cui non è direttamente responsabile.
L’imprenditore monzese, titolare di una ditta ben avviata specializzata nel trattamento dei rifiuti, vanta un credito da parte dello Stato di oltre 4 milioni di euro, a seguito di un appalto eseguito nel 2011 per il quale, ad oggi, non è stato ancora pagato. Già in quel periodo il signor Bramini avrebbe potuto dichiarare fallimento e chiudere la sua attività, ma ha deciso tenerla ancora in vita per non licenziare i suoi 32 dipendenti, ipotecando la propria casa. Ma i soldi non sono mai arrivati e i debiti sono rimasti insoluti, così l’azienda è fallita ugualmente e la sua unica casa è stata messa all’asta.
Bramini non si è dato per vinto e ha intrapreso una battaglia legale che però non è andata a buon fine, nonostante l’esistenza di una legge europea antisuicidi, che impedisce alle vittime di un fallimento causato dalle amministrazioni pubbliche di essere sfrattato dalle abitazioni principali, ma che nel nostro paese sembra essere ignorata. Così la sua splendida villa del valore di 2 milioni di euro è stata svalutata a circa 600 mila euro.
Non solo, ma ha altresì presentato alla Procura di Milano un’altra denuncia penale per abuso d’ufficio a carico del curatore fallimentare, in quanto avrebbe “stralciato la posizione creditoria nei confronti dell’Ato Ragusa, illegittimamente ritenuto inesigibile e per non aver proceduto alla richiesta dei crediti vantati nei confronti di altre pubbliche amministrazioni”. Oltre al danno la beffa.
Ancora oggi il signor Bramini non vuole rassegnarsi: non ha alcuna intenzione di lasciare quella casa, in cui abita con la moglie, i tre figli e una nipotina, perché sa di essere dalla parte della ragione, perché non vuole permettere alle istituzioni che lo hanno già rovinato di portargli via tutto quello che ha. Però è in preda allo sconforto e ammette di aver pensato più volte ad un gesto estremo.
Credito Italia nella persona del suo amministratore, in
vista delle imminenti nuove norme regolatorie che verranno emanate
dall'Unione Europea in riferimento al mercato FinTech, ha deciso di
cambiare nome per evitare ogni possibile equivoco sulla sua attività
di gruppo (con riferimento sia a Rendimento Etico srl che a Credit
Investment NPL srl) e sulla sua mission focalizzata esclusivamente al mondo
immobiliare residenziale e agli NPL.
Quindi da oggi il nostro nome sarà
Case Italia srl e abbiamo cambiato nome anche alla nostra
controllata CI NPL srl mentre resta confermato il nome della nostra
piattaforma Rendimento Etico srl.
Siamo pronti anche per domani vista la
velocità dell'oggi !