Il 17 ottobre 2024 la BCE ha annunciato il terzo taglio consecutivo dei tassi di interesse, una mossa destinata a lasciare il segno su mutui, prestiti e sull’economia europea nel suo complesso. Questo abbassamento, effettivo dal 23 ottobre 2024, si inserisce in un contesto di crescita economica rallentata e inflazione sotto controllo, con l’obiettivo di incentivare le imprese e le famiglie ad accedere più facilmente al credito. La riduzione del costo del denaro mira a facilitare l’accesso a finanziamenti e mutui, rendendo più vantaggiosa la scelta di investire o acquistare casa.
Per chi ha già in corso un mutuo a tasso variabile, questa decisione potrebbe portare un alleggerimento delle rate, generando un effetto positivo sulla gestione delle spese familiari. Ma quali sono i meccanismi che rendono possibile questo impatto diretto sul denaro che utilizziamo ogni giorno? Approfondiamo i principi fondamentali dietro ai tassi di interesse e al valore della moneta, cercando di chiarire come si intersecano con le dinamiche economiche e il potere d’acquisto.
Il recente taglio di 25 punti base dei tassi sui depositi riflette una strategia mirata per affrontare le attuali dinamiche economiche e di inflazione. Nel comunicato ufficiale, l’istituto presieduto da Christine Lagarde ha spiegato che la decisione è frutto di una valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, dell’inflazione di fondo e dell’efficacia delle politiche monetarie adottate.
Secondo la BCE, l'inflazione mostra segnali di rallentamento e il processo disinflazionistico è ormai avviato, grazie anche a indicatori economici recenti che suggeriscono un raffreddamento della crescita. In parallelo, le condizioni di finanziamento restano restrittive, ma il Consiglio Direttivo ritiene che un ulteriore alleggerimento dei tassi possa aiutare a sostenere l’economia senza rinunciare all’obiettivo di riportare l’inflazione a livelli sostenibili.
La BCE prevede che l’inflazione possa aumentare nel breve termine, per poi rientrare gradualmente verso l’obiettivo del 2% a medio termine. La crescita dei salari, che mantiene elevata la pressione inflazionistica interna, è monitorata attentamente; tuttavia, si stima che questa pressione andrà attenuandosi man mano che l’equilibrio tra salari e profitti si stabilizzerà, mitigando l’impatto sull’inflazione.
Il Consiglio Direttivo ha ribadito il proprio impegno a mantenere l’inflazione vicina al 2% a medio termine. Per raggiungere questo scopo, i tassi resteranno su livelli restrittivi finché necessario. In un contesto economico volatile, il Consiglio seguirà un approccio basato sui dati, valutando di volta in volta le condizioni economiche e adeguando le misure sulla base delle informazioni disponibili. Questa politica, orientata ai dati, riflette la volontà della BCE di gestire con flessibilità la transizione verso una stabilità economica duratura.
Quando la BCE o altre autorità monetarie decidono di ridurre i tassi di interesse, stanno di fatto abbassando il "costo del denaro" per le banche commerciali. Questo significa che le banche possono accedere a prestiti dalla BCE a un tasso ridotto, una convenienza che, idealmente, si riflette sui consumatori finali attraverso condizioni di finanziamento più vantaggiose.
In pratica, un taglio dei tassi della BCE rende più economico ottenere un prestito. Ciò si traduce in effetti immediati sui mutui a tasso variabile, che tendono a vedere un alleggerimento delle rate mensili, mentre anche i prestiti personali e aziendali diventano più accessibili. Per i mutui a tasso fisso, invece, l'impatto diretto è meno immediato poiché il tasso è stabilito in fase di stipula.
Tuttavia, questa manovra ha anche un lato meno positivo: tassi di interesse più bassi si traducono spesso in rendimenti ridotti per i risparmiatori, specialmente per coloro che mantengono i propri risparmi in conti deposito. Il taglio deciso dalla BCE per il 2024 — il terzo di quest'anno — è volto a stimolare l'economia in un periodo di inflazione relativamente stabile, con l'obiettivo di sostenere famiglie e imprese senza innescare un'eccessiva speculazione finanziaria.
Comprendere come funziona il “costo del denaro” e come i tassi di interesse influenzano il sistema economico richiede di addentrarsi nei meccanismi alla base della moneta stessa, il motore che alimenta consumi e investimenti nella nostra società.
Il denaro, in termini semplici, è un mezzo di scambio universalmente accettato per acquistare beni e servizi. Le sue origini risalgono a forme di baratto con merci come cereali o metalli preziosi. Con l’evoluzione economica, siamo passati a monete e banconote, che rappresentano una “promessa” di valore piuttosto che un valore intrinseco legato al materiale stesso. Di fatto, il valore della moneta oggi è determinato dall’economia e dalla fiducia che la società ripone in essa, piuttosto che dall’oggetto fisico “moneta”.
Oggi, il denaro è perlopiù “dematerializzato”: esiste in gran parte in forma elettronica nei sistemi bancari, rendendolo un concetto più astratto rispetto al passato. Eppure, il denaro continua a svolgere quattro funzioni fondamentali: è un mezzo di scambio, una misura di valore, un’unità di conto e una riserva di valore. La sua natura virtuale non ne altera il ruolo essenziale nel facilitare gli scambi economici in modo stabile e riconosciuto.
Anche se sembra paradossale, il denaro ha un costo, chiamato “costo del denaro”, che si riferisce al tasso d’interesse applicato quando il denaro viene prestato. Questo costo è determinato dalle banche centrali, come la BCE in Europa o la Federal Reserve negli Stati Uniti, che hanno il compito di regolare il valore del denaro per stabilizzare l’economia. Attraverso la politica monetaria, le banche centrali alzano o abbassano i tassi d’interesse in base alle condizioni economiche, influenzando così l’accesso al credito e i livelli di spesa e risparmio.
Nel 2023, per esempio, la BCE ha aumentato i tassi di interesse per fronteggiare un’inflazione elevata. Questa manovra ha avuto effetti immediati:
Al contrario, quando i tassi vengono abbassati, come accaduto tre volte nel 2024, il costo del denaro si riduce, rendendo i prestiti più accessibili e incentivando consumi e investimenti. Questa politica ha lo scopo di sostenere la crescita economica mantenendo l’inflazione sotto controllo, bilanciando così la stabilità finanziaria con il potere d’acquisto della moneta.
La comprensione di questi meccanismi è cruciale per capire come il denaro si trasforma e risponde alle decisioni economiche, influenzando sia i nostri risparmi sia il nostro accesso a beni e servizi.
Il valore del denaro non è fisso ma dipende da una serie di fattori, tra cui:
Un aspetto fondamentale nella gestione del valore della moneta è il controllo dell’inflazione. L’inflazione rappresenta l’aumento generale dei prezzi:
Nonostante il valore del denaro sia un concetto astratto, non può essere alterato a piacimento: esso dipende infatti da equilibri complessi tra vari fattori chiave:
Il valore del denaro, quindi, è il risultato di complesse dinamiche economiche che le banche centrali cercano di gestire per garantire stabilità e crescita a lungo termine.
L’aumento o la riduzione dei tassi di interesse è uno strumento cruciale della politica monetaria, utilizzato per mantenere l’equilibrio economico. La BCE e altre banche centrali agiscono sui tassi in funzione della situazione economica e degli obiettivi di stabilità dei prezzi.
Nonostante questi tagli non riesci più a pagare il mutuo e ti trovi tra coloro che rischiano di vedersi la casa pignorata? Se ci segui, ne sei già al corrente, ma è importante sapere che prima o poi, una casa pignorata finisce per andare all’asta. Durante le aste immobiliari, le case spesso non vengono vendute, ma svendute a un prezzo molto inferiore al loro valore di mercato.
Tutto ciò si traduce in una perdita per gli ex proprietari, che possono trovarsi ancora pesantemente indebitati nonostante la perdita della casa. Se il ricavato dell'asta non copre tutti i debiti, la parte mancante, detta anche debito residuo, continua a gravare sulle loro spalle anche dopo la vendita all'asta.
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