La BCE ha deciso di ridurre nuovamente il costo del denaro, segnando il sesto taglio consecutivo dall’inizio del ciclo di allentamento lo scorso giugno. Tuttavia, il traguardo sembra ormai vicino e il tono della BCE inizia a cambiare. Nella seconda riunione dell'anno, l’istituto di Francoforte ha abbassato i tassi di interesse di 25 punti base, portandoli rispettivamente al 2,50% per le operazioni di rifinanziamento principali, al 2,65% per il rifinanziamento marginale e al 2,90% per i depositi presso la banca centrale. La decisione entrerà in vigore il 12 marzo 2025. Ma cosa significa, in concreto, per chi ha un mutuo in Italia? Vediamo quali saranno gli effetti di questa mossa sulle rate dei finanziamenti per l’acquisto di una casa.
"La politica monetaria è ora sensibilmente meno restrittiva". Con queste parole, la presidente della BCE, Christine Lagarde, ha lasciato intendere che il ciclo dei tagli ai tassi potrebbe avvicinarsi alla conclusione. Tuttavia, anche se la meta sembra vicina, non è ancora stata raggiunta. Nonostante la BCE abbia posticipato l’obiettivo di un’inflazione al 2% dal 2025 al 2026 e rivisitato le previsioni di crescita dell’Eurozona al ribasso (0,9% per il 2025), la situazione resta incerta. Lagarde ha parlato di una crescita modesta negli ultimi trimestri del 2024 e nei primi mesi del 2025, con gli investimenti ancora frenati dall’instabilità globale e dalle tensioni commerciali.
A questi fattori si aggiungono i rischi legati ai dazi americani, già incorporati nelle stime della BCE: il PIL previsto per il 2025 e il 2026 è stato rivisto rispettivamente dallo 1,1% allo 0,9% e dall’1,4% all’1,2%. Nonostante la necessità di supportare l’economia, ogni decisione futura dipenderà dai dati. Recentemente, il Consiglio ha ridotto il tasso sui depositi al 2,50%, con un risparmio annuale di circa 200 euro per un mutuo da 125.000 euro. Tuttavia, non tutti sono favorevoli a ulteriori tagli: il governatore della Banca d'Austria, Robert Holzmann, ha già manifestato dubbi sulla necessità di proseguire e Lagarde non esclude questa possibilità: "Se i dati ci diranno che non è il momento di tagliare, ci fermeremo".
Sebbene l’inflazione sembri sotto controllo, con la BCE che prevede un andamento vicino al 2% nel medio termine, la crescita economica continua a segnare il passo. Le nuove previsioni vedono il PIL dell’Eurozona crescere dello 0,9% nel 2025, con una lieve ripresa negli anni successivi, ma la debolezza degli investimenti e la contrazione delle esportazioni pongono dei freni. Il rallentamento della crescita è dovuto anche alla prudenza delle imprese, che temono l’instabilità globale e le incertezze legate alla politica commerciale.
Nonostante le misure già adottate, la BCE ritiene che un ulteriore miglioramento delle condizioni economiche arriverà solo con un graduale incremento del reddito reale delle famiglie e con l’effetto a lungo termine dei precedenti tagli ai tassi. In questo scenario, il Consiglio continua a monitorare la situazione per garantire che l’inflazione resti sotto controllo. Tuttavia, la vera sfida è capire se la politica monetaria basata su tagli continuerà a stimolare la crescita o se, al contrario, l’Eurozona rischia di restare intrappolata in una stagnazione prolungata. La sfida per la BCE è trovare l’equilibrio giusto tra sostegno all’economia e prevenzione di nuovi squilibri finanziari.
La BCE prosegue con la sua strategia di allentamento monetario, mantenendo un equilibrio tra il sostegno alla crescita e i potenziali rischi globali ma le incertezze legate alle tensioni commerciali internazionali e all’aumento della spesa per la difesa restano fattori da monitorare. Nonostante ciò la BCE sembra confidare nel fatto che una domanda più contenuta, soprattutto in economie chiave come Francia e Germania, possa controbilanciare questi effetti.
Per chi ha un mutuo a tasso variabile, le notizie continuano a essere positive: il costo del finanziamento scenderà gradualmente, alleggerendo l’impatto sulle famiglie e favorendo un risparmio concreto. Sul fronte bancario, resta da vedere come gli istituti risponderanno a questa nuova fase. L’inizio dell’anno è solitamente caratterizzato da una maggiore competizione tra le banche per attrarre nuovi clienti, il che potrebbe tradursi in condizioni ancora vantaggiose per chi sta valutando un mutuo. Tuttavia, resta l’incognita delle previsioni sui tassi a lungo termine, con un possibile rialzo degli indici IRS che potrebbe influenzare le offerte future.
La decisione della BCE di ridurre il costo del denaro dal 2,75% al 2,50% avrà un impatto diretto sulle famiglie, con effetti tangibili soprattutto sui mutui e sul credito al consumo. Secondo le stime, il calo dei tassi si tradurrà in una riduzione delle rate dei mutui, con risparmi che variano in base all’importo finanziato e alla durata del prestito.
Sul fronte dei mutui a tasso fisso, il livello medio potrebbe presto attestarsi intorno al 2,65%, un valore nettamente inferiore rispetto al 4% registrato circa un anno fa. L’effetto del ribasso sarà particolarmente evidente nei mutui di lunga durata, dove il peso degli interessi è maggiore: per un finanziamento ventennale da 100.000 euro, la rata mensile si ridurrà di 76 euro, mentre su un trentennale il risparmio salirà a 81 euro. Per importi più elevati, il beneficio diventa ancora più significativo: un mutuo da 250.000 euro a 30 anni comporterà un taglio della rata di 203 euro al mese, pari a oltre 2.400 euro annui. Questa tendenza potrebbe stimolare ulteriormente la concessione di nuovi mutui, incentivando il mercato immobiliare. Già nella seconda metà del 2024, con i primi segnali di allentamento monetario, i prestiti per la casa sono aumentati di 5,3 miliardi di euro, con una crescita dell’1,3%.
Ma il calo dei tassi non riguarda solo l’acquisto di immobili. Anche il credito al consumo diventerà più conveniente, rendendo più accessibili acquisti a rate. Si stima che i tassi medi per questo tipo di finanziamenti possano stabilizzarsi intorno al 7,65%, con un impatto significativo sulle rate mensili: ad esempio, una lavatrice da 700 euro finanziata in 5 anni avrà una rata di circa 14 euro, mentre per un’auto da 20.000 euro finanziata in 6 anni si spenderanno 357 euro al mese. Il taglio dei tassi BCE, dunque, non solo alleggerirà le spese per chi ha già un finanziamento in corso, ma potrebbe favorire un aumento della domanda di mutui e prestiti, sostenendo i consumi e il settore immobiliare nei prossimi mesi.
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